Napoli, 15 maggio 2011 – “Non smetterò mai di combattere per la mamma e per te”. Dal carcere di Teramo, Salvatore Parolisi scrive una lettera alla figlioletta Vittoria, di due anni, e le confessa la sofferenza di non poterla rivedere. “Dei giudici mi hanno detto che il tuo bene è quello di non vedermi e di stare lontano il più possibile da zia Francesca, dai nonni e dai tanti piccoli amati cuginetti”, si legge nella lettera del caporalmaggiore dell’Esercito, in carcere dal 19 luglio scorso perché accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea. Sono stati i legali di Parolisi, su richiesta dello stesso, a diffondere il testo attraverso agli organi di informazione. Parolisi scrive alla figlia, dopo che la corte d’Appello del tribunale dei minori di Napoli, accogliendo il ricorso della procura minorile, ha sospeso la potestà genitoriale fino alla conclusione del processo in corso con un rito abbreviato: l’uomo detenuto può sentirla al telefono soltanto due volte a settimana. “Dal primo giorno di carcere ho sempre chiesto di vederti anche per poco – si legge ancora nella lettera di Parolisi -, il tempo di una carezza, di un bacio. Mi sento preso in giro quando penso che eri a pochi metri da me e non ti ho potuto riabbracciare e riempirti di coccole e baci.
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